domenica 11 marzo 2012

NON PAGARE IL DEBITO SI PUÒ, SI DEVE!

Mercoledì 14 marzo 2012, ore 20.45
Cam Garibaldi, corso Garibaldi 27, Milano
INCONTRO PUBBLICO 
Non pagare il debito si può, si deve!



L’attuale pesantissima crisi economica globale si accompagna a una pericolosissima crisi ecologica altrettanto globale. I governi di tutta Europa hanno deciso di far pagare la crisi a lavoratrici, lavoratori, pensionate/i e giovani precari/e – mentre proseguono sulla strade della costruzione di grandi opere dannose per l’ambiente e grandi eventi, utili solo per i profitti di pochi (come la Tav, la TEM, Expo 2015....).


Chi ha già pagato, le vittime del “debito pubblico”, chi vive del proprio salario e chi un salario non riesce nemmeno ad averlo possono e devono cambiare questa situazione – perché l’alternativa è necessaria, e possibile: no al pagamento del debito, difesa delle garanzie sociali e sul lavoro, reddito per tutte/i, riconversione ecologica della produzione e della società.


Verso la manifestazione del 31 marzo: “OCCUPYAMO PIAZZA AFFARI!” 

Intervengono:

• Marco Bertorello – coautore del libro “Capitalismo tossico", Edizioni Alegre

• Giovanna Vertova – economista, docente all’Università di Bergamo

Interverranno anche: San Precario Milano, Rosso Collettivo, Quaderni Viola, Coord. Lavoratori Autoconvocati, Comitato No Debito, Comitato No Expo, delegati/e Rsu Ospedale S.Raffaele, Atenei in Rivolta

Coordina: Dario Firenze - Atenei in Rivolta, RiD

Informati, contribuisci, collabora


Organizza:
www.rivoltaildebito.org




martedì 6 marzo 2012

9 MARZO: GENERALIZZIAMO LO SCIOPERO!

Continua e si aggrava la pesante aggressione del padronato e della BCE ai diritti e alle condizioni di vita dei lavoratori del nostro paese. Mentre dilagano la disoccupazione (con la disperazione che genera), la cassa integrazione (con la drastica caduta dei redditi disponibili), i licenziamenti, la perdita di posti di lavoro, la chiusura di aziende (con la distruzione di capacità produttive), vengono cancellati i contratti nazionali e annullato il loro valore unificante e di solidarietà, vengono attaccati i sindacati, quando non sono puri complici del padrone, i diritti e le condizioni di lavoro diventano semplici variabili dipendenti della centralità dell'impresa.
Si vogliono creare le condizioni per un ulteriore abbattimento dei salari italiani, nonostante siano universalmente riconosciuti tra i più bassi del continente.

Ora nel mirino del padronato, del governo e della BCE c'è l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Il diritto a non essere licenziati ingiustamente non è solo una norma di civiltà, ma è soprattutto il presupposto per poter lottare liberamente e, così, difendere e migliorare le proprie condizioni di lavoro, per riaffermare i diritti in fabbrica, per poter esigere una retribuzione dignitosa e adeguata.
Ecco perché i padroni, con la complicità del governo e dell'Unione europea, esigono la modifica dell'articolo 18. Ecco perché occorre difenderlo. La sentenza per il reintegro dei tre militanti Fiom licenziati da Marchionne a Melfi indica come su questa norma si stia giocando una partita non simbolica.

L'offensiva governativa e confindustriale si combina con l'attacco di Marchionne ai lavoratori della Fiat e alla Fiom e agli altri sindacati non asserviti ai suoi disegni. Anche Marchionne trova il pieno appoggio del governo, della quasi totalità dello schieramento politico istituzionale e dei media. Lo strapotere Fiat, nonostante il suo progressivo disimpegno dall'Italia, arriva perfino ad ottenere una condanna giudiziaria pesante per un servizio televisivo colpevole solo di aver messo in discussione la qualità delle auto prodotte.
Lo sciopero e la manifestazione nazionale della Fiom devono diventare in questi ultimi giorni il punto di riferimento per tutte e tutti coloro che vogliono opporsi alla politica del governo e all'attacco della Confindustria perché questa politica e quest'attacco non sono rivolti solo contro i metalmeccanici, ma contro tutta la classe lavoratrice.
Nel frattempo il governo, anche qui con l'appoggio di tutto lo schieramento politico e dei media, criminalizza e reprime il più importante movimento di resistenza che opera nel paese: il Movimento No Tav che si oppone alla devastazione della Val di Susa e al regalo di decine di miliardi di euro alle imprese e alle mafie per un'opera inutile e dannosa. Nel mirino del padrone e del governo ci sono i diritti di tutte e di tutti.

È in corso un confronto tra il governo e le cosiddette "parti sociali", come ipocritamente vengono chiamate da una parte le associazioni padronali (sempre più determinate ad azzerare le conquiste del mondo del lavoro) e, dall'altra, i sindacati confederali, che sempre meno rappresentano realmente lavoratrici, lavoratori e pensionati. Questo tavolo di confronto punta dichiaratamente e unicamente a aiutare i padroni in quella opera di azzeramento, soprattutto cancellando o manomettendo l'articolo 18. Questo tavolo a perdere va abbandonato!
Occorre mettere in piedi un movimento che, a partire dalla proclamazione di uno sciopero generale e generalizzato rivendichi:
* il blocco dei licenziamenti: durante una crisi come quella che si sta vivendo i padroni e il loro sistema devono farsi carico di garantire a tutti la continuità del lavoro e del reddito. Va imposta la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, la redistribuzione dell'occupazione esistente, la creazione di un salario sociale per i disoccupati;
* la cancellazione di tutte le norme di precarizzazione del lavoro introdotte dai governi che si sono succeduti alla guida del paese;

* la riaffermazione della centralità dei contratti nazionali, come norme inderogabili che unificano condizioni, diritti e salari in tutto il territorio nazionale;

* l'avvio di una mobilitazione per contratti europei, con l'obiettivo di armonizzare verso l'alto diritti e salari;

* il rifiuto di ogni tentativo di manomettere l'articolo 18, e l'estensione delle sue norme a tutto il mondo del lavoro.

Si deve garantire la massima solidarietà con il movimento delle cittadine e dei cittadini della Val di Susa, anche attraverso una campagna di assemblee nei luoghi di lavoro che illustri le ragioni di quella lotta che indica un'ipotesi di sviluppo con una sola "grande opera" di attenzione e salvaguardia del territorio e dell'ambiente come bene comune primario.

Sinistra Critica