martedì 30 marzo 2010

QUELLO CHE MANCA E' UNA VERA SINISTRA ALTERNATIVA ANTICAPITALISTA


Pubblichiamo questa nota dell'Esecutivo nazionale di Sinistra Critica come prima valutazione sulle elezioni del 28/29 marzo.

Segnaliamo che nell'unico comune in cui si è presentata, a Bollate, Sinistra Critica raggiunge l'1,1% - percentuale più che raddoppiata rispetto allo scorso anno, con un aumento anche di voti (215) malgrado il forte astensionismo e la "concorrenza" di liste di sinistra non presenti lo scorso anno. Un risultato tutto sommato positivo - dato il contesto.


Le elezioni regionali dello scorso weekend hanno dato alcuni risultati indiscutibili: su tutte la “vittoria” dell’astensionismo – quasi 2 milioni di elettori rispetto alle elezioni europee del 2009 questa volta non sono andati votare – che ha come effetto diretto il successo politico della Lega Nord, nel quadro di una tenuta della destra al governo e di Berlusconi (destra che non solamente strappa 4 regioni al centrosinistra, ma soprattutto non paga il prezzo delle sue politiche di governo e non perde consensi, almeno in termini relativi).
I numeri assoluti segnalano che l’astensionismo colpisce (quasi) ovunque: il PDL perde il 27% dei voti delle europee (anche se le liste civiche dei candidati della destra vanno meglio di quelli del centrosinistra); il PD perde il 16% dei voti delle Europee, mentre UDC e IDV circa il 25%; la Federazione della Sinistra perde ancora il 30% dei voti; nonostante la percezione evidente del suo successo anche la Lega perde il 4% dei voti dello scorso anno, con un arretramento di 60 mila voti nel Piemonte appena conquistato (solo in Emilia aumenta in voti assoluti, di 10 mila unità)
L’astensionismo è un segnale naturalmente non univoco: indifferenza; distanza crescente da una politica che non offre soluzione ai bisogni sociali; adesione ad un idea “spettacolare” della politica, per cui si assiste ma non si partecipa; mancanza di un referente politico che si senta vicino alle proprie idee e prospettive: questi e molti altri i motivi di una sempre maggiore disaffezione verso le elezioni. Un dato che non ci conforta e che anzi consideriamo estremamente negativo anche se ne vediamo le responsabilità nelle forze politiche – di centrodestra e di centrosinistra – che hanno prodotto questa politica e questa concezione non partecipativa della stessa, espropriando i luoghi della rappresentanza formalmente democratica e concentrando i poteri negli esecutivi e in enti non eleggibili e non controllabili democraticamente. In particolare, è frutto di una generale disillusione e demoralizzazione che trova fondamento nell'assoluta inconsistenza dell'alternativa politica e in una prospettiva credibile che faccia da contraltare al berlusconismo ma anche all'attuale crisi.
Anche per questo la Lega Nord riesce ancora una volta a presentarsi come partito “di lotta e di governo”, determinando scelte importanti a livello governativo (in particolare contro migranti e in materia di “sicurezza”), garantendo la tenuta del governo Berlusconi mentre allo stesso tempo si fa propaganda nei quartieri riuscendo a intercettare diversi settori di disagio sociale e gli umori razzisti che essa stessa (aiutata dal centrodestra e da profonde connivenze del centrosinistra) produce nel corpo sociale. Così risulta vincente sia dove governa che dove è all’opposizione. Per la prima volta governerà importanti regioni del nord e farà sempre più pesare il suo ruolo nella coalizione di governo.
Il centrodestra perde centinaia di migliaia di voti, ma non perde la scommessa di quelle che chiama “elezioni di medio termine” evitando quell' “effetto Sarkozy” che temeva e che ha spinto Berlusconi a intensificare la sua visibilità nelle ultime settimane di campagna elettorale. Certamente, il rafforzamento della Lega al Nord e un partito che al Sud si intreccia a un apparato clientelare-mafioso, potrà determinare crepe e contraddizioni. Ma al momento il governo Berlusconi è piuttosto saldo.

Il centrosinistra esce sconfitto da queste elezioni – pur non perdendo nell’insieme più voti del centrodestra – perché la sua proposta non riesce a presentarsi come davvero alternativa e attenta a quanto si muove nella società. Perde voti per le astensioni e perde voti in molti casi verso liste civiche o legate alla protesta locale o “antiberlusconiana”: significativi in questo senso i risultati delle liste di Beppe Grillo in Emilia Romagna (7%) e nella Val di Susa – a Bussoleno raggiunge oltre il 28% contribuendo in gran misura alla sconfitta della Bresso, che contro il movimento NoTav aveva giocato una parte della sua battaglia politica.

Anche la “sinistra” arretra ancora – continuando la parabola discendente cominciata dopo la caduta del governo Prodi.
SEL non raggiunge grandi risultati – se non in Puglia dove il “fenomeno Vendola” sconfigge i suoi avversari fuori e dentro la coalizione, ponendosi come possibile ipotesi all’interno di un nuovo centrosinistra in vista delle prossime elezioni nazionali.
La Federazione della Sinistra, che perde quasi un terzo dei voti rispetto allo scorso anno, non riesce ad affermare una posizione chiara e un’identità forte, alternativa, navigando a vista dentro e fuori dal centrosinistra e perdendo consensi in due regioni significative: in Campania, dove il segretario nazionale non frena la caduta di un partito fortemente corresponsabile delle politiche di Bassolino negli scorsi anni; e in Lombardia, dove non è bastata la collocazione (subita e non scelta) fuori dal centrosinistra e un’immagine “movimentista” che contrasta con la realtà di un partito sempre più chiuso e incapace di radicarsi nel tessuto sociale. Il risultato delle Federazione, che pure raggiunge in alcune regioni percentuali accettabili, è la conferma che non si può fare gli alternativi alleandosi, per di più in maniera subalterna, al PD.

Queste elezioni hanno visto ancora una volta l’assenza di una sinistra anticapitalista, alternativa al centrodestra e al centrosinistra, capace di essere riferimento ed espressione delle lotte sociali, della protesta antirazzista e di un’idea innovativa della politica. Non crediamo che una sperimentazione elettorale di questa proposta politica avrebbe rappresentato già oggi un’alternativa elettoralmente credibile e quindi avrebbe avuto risultati significativi. Crediamo però, e riaffermiamo, che questa è l’unica strada praticabile e che deve essere perseguita già nei prossimi mesi.

Una sinistra anticapitalista e alternativa che non potrà nascere come semplice accordo di “gruppi dirigenti" o di "sigle" o di ma che dovrà ricostruire la ragione stessa della sua necessità nella nuova e inedita composizione di classe (fatta di generi diversi, di culture diverse, di lavoratrici e lavoratori sempre più precari, di migranti collocati al centro della produzione e riproduzione sociale), nelle lotte e nelle resistenze sociali, nel radicamento territoriale e nella difesa intransigente dell’ambiente e dei beni pubblici, nella formazione di una nuova generazione politica senza la quale la sinistra non potrà più uscire dalla sua inefficacia e inutilità politica e sociale, prima ancora che elettorale.
Siamo da sempre impegnati nella definizione di questa prospettiva e oggi ancora una volta vogliamo indicarla a quelle forze, sociali e politiche, che non intendono farsi risucchiare dalla rassegnazione oppure accomodarsi ancora una volta nell'ennesimo giro di giostra dell'unità antiberlusconiana interna al centrosinistra. Proponiamo di realizzare uno "spazio comune", un perimetro di forze anticapitalista, ecologista, femminista che sappia innanzitutto sperimentare forme nuove di iniziativa sociali e, per questa via, ricostruire una credibilità perduta. Solo un percorso di questo tipo, un "nuovo inizio", potrà dare, quando se ne daranno le condizioni, anche un risultato elettorale. E' quanto discuteremo nel convegno-assemblea nazionale che si svolgerà a Roma il prossimo 17 aprile.
Oggi più che mai non esistono scorciatoie.

Esecutivo nazionale Sinistra Critica

Per un'analisi del voto vedi:

venerdì 19 marzo 2010

SINISTRA CRITICA ALLE ELEZIONI DI BOLLATE

Non siamo mai stati “elettoralisti” ne, tantomeno, convinti che la più importante forma dell'impegno politico sia quello istituzionale. Crediamo in una presenza istituzionale come luogo utile per sostenere le lotte e le iniziative dal basso per la difesa degli interessi di lavoratrici e lavoratori, di giovani precari e non, delle/dei migranti, dei pensionati e di tutte/i le/i cittadine/i che cercano di difendere la qualità dell'ambiente e della socialità del loro territorio
Con l'idea stessa del centrosinistra non abbiamo mai avuto troppo a che fare, ci siamo stati, scomodi, all'inizio della amministrazione scorsa, quando stavamo ancora in un contenitore che era arrivato alla fine della sua spinta propulsiva. La nostra esperienza politica è sempre stata di contrapposizione frontale al capitalismo; c'era chi ci veniva a spiegare che l'obiettivo fosse l'alternanza, che eravamo fuori dalla storia, qualcuno ci ha creduto, e adesso si aggrappa ai simboli, resi vuoti di significato, per restare aggrappato alle poltrone; noi rispondevamo che eravamo per una società alternativa, anticapitalista, abbiamo abbandonato sedi e comode maggioranze e abbiamo continuato a lottare per costruire una soggettività anticapitalista, comunista per davvero. Pensiamo di dover contrastare le logiche del nuovo sfruttamento e del controllo che, con qualsiasi governo o qualsiasi giunta, ci vengono riproposte. Abbiamo rotto con le stesse logiche di dominio dall'inizio della nostra esperienza politica, mentre la sinistra già radicale, a partire da Rifondazione Comunista, ora nella versione dell'ennesimo esperimento elettoralistico, Federazione della Sinistra - neppure resa edotta dal fallimento del governo Prodi e dal diluvio seguente - continua a rimanere ferma nelle sue logiche di gestione temperata dell'esistente, rimanendo ai suoi posti e contribuendo ai danni politici, istituzionali e culturali prodotti dal PD, che altro non è che un espressione politica del sistema dominante: il capitalismo appunto.
Per questo abbiamo scelto - coerentemente “in direzione ostinata e contraria” - di presentare una nostra lista alle elezioni comunali,. Una lista alternativa al centrodestra e al centrosinistra, non perché messi ai margini, ma perché questo è il nostro progetto e il nostro percorso.
Un percorso di rottura politica con il centrosinistra che abbiamo proposto anche ad altri soggetti della sinistra, ma dai quali abbiamo preferito differenziarci, perché riteniamo che unità tattiche, funzionali solo alla conquista di qualche seggio, non facciano parte del nostro progetto politico, rappresentando soltanto scorciatoie elettoralistiche. L'unità preferiamo realizzarla, e la realizzeremo, prima nella società e nelle lotte, non per raggiungere il quorum alle elezioni.

venerdì 12 marzo 2010

Per difendere la democrazia bisogna difendere i diritti di lavoratrici e lavoratori


Non basta manifestare contro Berlusconi: serve una mobilitazione di massa permanente contro la crisi e il razzismo

Sabato 13 marzo le manifestazioni "per difendere la democrazia" volute dalle forze del centrosinistra rischiano di fermarsi ad uno spot elettorale in cui i leader di questa invisibile "opposizione" faranno a gara a chi si presenta come il più anti-berlusconiano. Ma non rappresentano un'alternativa - ne politica ne elettorale - e sono parte delle cause che hanno portato Berlusconi a governare.

L'autoristarismo, l'arroganza e l'insofferenza verso ogni regola sono rappresentate simbolicamente dal decreto "ad listam", segno di una politica intenta a salvare sé stessa e che non ha nulla da offrire a milioni di lavoratori e lavoratrici.
Una politica resa però possibile al sig. Berlusconi da anni di sostanziale tradimento della stessa Costituzione italiana, di cui possiamo fare qualche esempio: la svolta maggioritaria e di accentramento di potere negli esecutivi (a livello nazionale e locale); le continue violazioni dell’articolo 11 che ci hanno portato alle guerre mascherate da “missioni di pace”; lo smantellamento dei diritti di lavoratrici e lavoratori; il razzismo istituzionale e le discriminazioni sociali e civili e così via. Il centrodestra raccoglie i frutti di queste politiche “bipartisan” e li accompagna con un surplus di provvedimenti favorevoli al mantenimento sulla scena di un presidente del consiglio pluri-indagato.

In questi giorni sono sotto gli occhi di tutti i provvedimenti “ad personam”, ma ancora più gravi sono le politiche razziste (confermate dalla ignobile sentenza della Cassazione sull’ammissione dell’espulsione dei genitori di minori iscritti a scuola); le scelte contro i diritti di lavoratrici e lavoratori (eliminazione di fatto dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori; rifiuto di proroga alla Cassa integrazione ecc…); l’aumento delle spese militari e del contingente Nato in Afghanistan – che si accompagna ad una crescente militarizzazione nelle stesse città italiane.
Evidentemente non si può chiamare opposizione quella di un PD non interessato e incapace a elaborare una visione alternativa che non sia l'astratto rispetto delle regole, perché condivide e pratica dove è al governo regionale le stesse politiche di fondo sul piano economico e sociale. E non saranno scioperi “congressuali” come quello voluto da Epifani e da una Cgil - che non vuole provare a unificare le lotte delle centinaia di fabbriche dove gli operai stanno cercando di difendere il proprio posto di lavoro e la propria dignità – a dare una svolta.
Purtroppo quella che si chiamava “sinistra radicale” ha scelto la subordinazione a questo centrosinistra e di percorrere la stessa strada che ha portato la sinistra alternativa ad uscire dal parlamento: quella del meno peggio ad ogni costo.

Non bastano oggi manifestazioni “contro Berlusconi” che non siano strumento per rilanciare una mobilitazione unitaria, capillare e di massa contro la crisi e il razzismo, capace di difendere la democrazia e di mettere in mora questo governo e le sue politiche. E di far pagare ai padroni i costi della crisi. Perché le nostre vite valgono più dei loro profitti.
Occorre liberarsi di Berlusconi e soprattutto delle sue politiche, costruire un'alternativa alla crisi del capitalismo e rivendicare un piano di urgenza sociale che metta al primo posto la difesa del lavoro, la riduzione d'orario, l'introduzione di un salario minimo e di un salario sociale, la pubblicizzazione delle aziende a rischio chiusura, un piano di sviluppo ecologicamente sostenibile, la difesa e il rilancio dei diritti civili, i diritti delle donne.
Questa è la priorità oggi della sinistra di classe e questa la priorità per una mobilitazione che davvero sia incisiva contro Berlusconi e il berlusconismo.

A far ripartire questa dinamica non sarà una scelta elettorale per il centrosinistra (allargato magari all’Udc o ai liberisti radicali, con la Federazione della sinistra a reggerne la coda praticamente ovunque – tranne nelle regioni dove è stato il Pd a rifiutare l’accordo da loro richiesto!) – scelta che questa volta rifiutiamo decisamente - ma l’urgente ricostruzione di unità e radicalità dei movimenti sociali, a partire dalle scadenze in difesa della pubblicizzazione dell’acqua e dei beni comuni, contro il razzismo e nella quotidiana riorganizzazione politica e sindacale della classe lavoratrice.

Per questo sabato 13 marzo Sinistra Critica non è tra i promotori delle manifestazioni elettorali del centrosinistra, a cui sarà presente con propri volantini per discutere con le donne e gli uomini che vogliono provare davvero a ricostruire l'alternativa anticapitalista.

Piero Maestri - portavoce Sinistra Critica

sabato 6 marzo 2010

VERSO L'8 MARZO: DUE INIZIATIVE ANTIRAZZISTE IN OCCASIONE DELLA GIORNATA DELLE DONNE


In occasione del centesimo anniversario dell’8 marzo, proclamata infatti nel 1910 a Copenhagen, alla Conferenza internazionale delle donne socialiste, Giornata mondiale delle donne, le compagne di Sinistra Critica parteciperanno a due iniziative serali a Milano e dintorni.

La prima è intitolata “Donne di tutti i colori in marcia” ed è organizzata dalla Marcia Mondiale delle Donne che lancia per la terza volta (dopo le grandi manifestazioni del 2002 e del 2005) una azione globale di solidarietà femminista che partirà l’8 marzo e terminerà il 17 di ottobre 2010. Si tratta di una serata con dibattito – sul tema del razzismo e della solidarietà tra migranti e native – musica, cena e spettacolo, presso l’Arci Metromondo, a Milano, domenica 7 marzo a partire dalle 18.30.
La seconda consiste in un aperitivo femminista dal titolo “Le nostre vite valgono più dei loro profitti”, presso il bar San Carlo di Bollate, dove verrà presentato, lunedì 8 marzo alle 18.30, il Quaderno Viola su femminismo e razzismo.

Con la Palestina nel cuore


Nel decennale della scomparsa di Guido Valabrega
domenica 7 marzo ore 14.30
presso il circolo Arci Bellezza - via Bellezza 16/a

Guido è vivo, oltre che nell'affetto dei suoi cari, nel ricordo dei compagni che gli sono stati vicino nella militanza, per il legame e la storia dei comunisti in zona, nel gruppo di ricerca sul Medio Oriente e per il sostegno alla rivoluzione progressista delle masse arabe e alla lotta del popolo palestinese.
Guido ha speso la sua vita dalla parte giusta: anche per questo ci sentiamo tutti onorati dall'impegno e mobilitati per la riuscita piena di una giornata in suo ricordo


in ricordo di Guido Valabrega
per riesaminare le recenti vicende di Palestina

Abbiamo contattato compagni e compagne che conoscono a fondo le vicende di questo paese e che hanno avuto a che fare con Guido, questi hanno dato la loro disponibilità immediata a unirsi alla compagna Piera nel ricordarlo. Ci hanno già comunicato la loro presenza:

Luisa Morgantini - Ali Rashid - Roberto Giudici -Luca Alberti - Sergio Ricaldone -Wasim Dahmash – Gilberto Gilberti
e altri compagne e compagni che hanno conosciuto da vicino
Guido Valabrega e la sua azione

Iniziativa promossa dal circolo Aliotta di Rifondazione Comunista, congiuntamente all’Arci Bellezza, all’ANPI Vigentina, al PdCI della zona 5 e a Sinistra Critica

giovedì 4 marzo 2010

Dopo il 1° marzo, contro il Razzismo ogni giorno


Sinistra Critica aderisce al “NoRazzismo day” – Milano 6 marzo 2010

La giornata del 1° marzo, lo “sciopero dei migranti”, ha portato nelle strade delle città in tutt’Italia centinaia di migliaia di donne e uomini, migranti e native/i, che hanno voluto affermare con chiarezza e a voce alta che non può esistere un paese “senza di loro”.

A partire dal riconoscimento dell’importanza del lavoro migrante – e dello sfruttamento a cui sono consegnate/i le/i migranti, alle/ai quali non vengono riconosciuti diritti e condizioni di lavoro dignitose – è stata affermata la necessità e la volontà di un riconoscimento pieno dei diritti di cittadinanza e sociali.

Diritti negati da un vero e proprio “razzismo istituzionale”, fatto di leggi che costringono alla clandestinità e criminalizzano le/i migranti in quanto tale e fatto di pratiche e comportamenti amministrativi vessatori per le/i migranti anche “regolari”.

Razzismo istituzionale che si sposa e in gran parte attizza un razzismo sociale e culturale diffuso: Milano, per la presenza forte della lega Nord e di un centrodestra cialtrone e crudele, è la capitale di questo razzismo politico e sociale.

Per questo è importante la giornata “No Razzismo” e per questo saremo ancora in piazza con le/i migranti e tutte le persone antirazziste: ancora un’occasione per tutte/i coloro che rifiutano il razzismo come pratica quotidiana di sfruttamento, e che colorerà ancora la grigia Milano.



Sinistra Critica – organizzazione per la sinistra anticapitalista

lunedì 1 marzo 2010

Una giornata “insieme a loro”. Parte bene il 1° marzo dei diritti


Le nostre vite – migranti e non – valgono più dei loro profitti

Parte bene la giornata del 1° marzo a Milano – la giornata dello sciopero dei migranti.
La prima manifestazione di questa giornata ha visto oltre 2000 persone presenti nelle strade del centro di Milano – soprattutto lavoratrici e lavoratori italiane/i in sciopero, ma anche alcune interessanti realtà di lavoratrici e lavoratori migranti – in particolare da alcune fabbriche metalmeccaniche. Insieme al Sindacato dei lavoratori (SdL intercategoriale), alla Cub, alla Fiom – anche Sinistra Critica ha partecipato alla manifestazione.

Una manifestazione importante perché ha provato a “sperimentare” uno sciopero che per le/i migranti è molto difficile, in quanto spesso impiegate/i in lavori senza diritti sindacali e isolate/i; un corteo riuscito e che ha dato voce a tante donne e uomini immigrate/i a Milano, che in questo spazio finalmente hanno potuto raccontare cosa vuol dire lavorare nelle loro condizioni.

Una manifestazione in cui lo striscione “le nostre vite valgono più dei loro profitti” segnalava la presa di parola di chi non vuole essere “vittima” di una gestione della crisi che si vuole far pagare a lavoratrici e lavoratori ma vuole resistere e rimanere protagonista.

Alla fine del corteo tre striscioni sono “apparsi” in tre luoghi milanesi simbolo per la vita delle/dei migranti: davanti alla Questura – per chiedere permessi di soggiorno per tutti e in tempi rapidi; davanti al Tribunale, perché “l’immigrazione non è un reato”; davanti al Cie di via Corelli - perché rappresenta una vergogna ancora presente nella nostra città, il luogo simbolo di una clandestinità a cui si vuole costringere le/i migranti.

Molto partecipata la manifestazione nel tardo pomeriggio: 15/20 mila persone - moltissime/i migranti tra loro - in un corteo gioioso e molto politico, radicalmente contro le scelte di questo governo, contro il razzismo della Lega, per affermare un protagonismo nuovo delle/dei migranti. Il protagonismo unito di quella che per noi in piazza è stata e sarà – anche da domani – la “giornata insieme a loro”.

Piero Maestri – portavoce Sinistra Critica